«Questa è un'applicazione da 1,99 dollari, al massimo 2,99», scrive RickyResQ, pseudonimo di un cliente che protesta sull'iTunes Store americano, l'unico dove sta andando in scena la cavalcata dell'iPad, il già celebre tablet di casa Apple. «Sento di essere stato raggirato, nell'acquistare questa app per 19,99 dollari».
Ma non vi preoccupate. L'applicazione «1000 Ultimate Experiences», sviluppata da Lonely Planet, la casa editrice di pubblicazioni turistiche, ha già un altro prezzo. Costa 9,99 dollari, la metà.

Fra un mese, quando l'iPad debutterà anche in Italia e in Europa, il mercato digitale di iTunes sarà un po' più rodato e stabilizzato. Gli sviluppatori software possono cambiare l'offerta in tempo reale: sia aggiornando i programmi tramite gli upgrade, sia cambiando il prezzo. A guidarli, c'è l'antica legge della domanda e dell'offerta. La mano invisibile e digitale.
Anche Rupert Murdoch dovrà pensarci su. Il suo Wall Street Journal offre un'app gratuita con dentro la sorpresa di un abbonamento mensile da 17,99 dollari. «Se penso alle offerte da 99 dollari l'anno per la versione di carta – scrive David Hennis, un altro "recensore" – credo che il Journal debba ripensare un po' ai prezzi». E difatti, lo stanno facendo tutti: i giocatori in campo e quella moltitudine che si sta scaldando al bordo. La partita, rischia di essere memorabile.

Il negozio iTunes nasce come distributore di musica digitale. All'inizio Steve Jobs aveva incatenato le major a un prezzo fisso (0,99 una canzone, 9,99 un aulbum), salvo poi cedere a formule più flessibili: l'ultimo "disco" di Madonna costa 13,99 dollari.
Poi ha iniziato a vendere film e telefilm (purtroppo non ancora in Italia, per via dei diritti). Poi le applicazioni per l'iPhone, quasi tutte a costi ridottissimi, non a caso incoraggiandone l'acquisto a volontà: due miliardi di applicazioni scaricate in un anno e mezzo.
Oggi si aggiungono quelle dell'iPad. In alcuni casi, come Star Walk, un bel programma per l'osservazione astronomica, che costano lo stesso prezzo (4,99) per iPhone o iPad. Altre, come l'organizer Things che per il telefono costa 9,99 dollari e per la tavoletta 19,99. È ovvio che la mano invisibile dei consumatori farà cambiare qualcosa.
Ma non è finita qui: se una canzone costa mediamente un dollaro e un'applicazione mediamente tre, quanto deve costare un libro? Con l'iPad arriva anche iBooks, il software con il quale accedere a una grande (e crescente) libreria digitale. Al momento è l'applicazione più scaricata tra quelle gratis, seguita dal software per accedere ai programmi Abc e da un programma di noleggio di Dvd.

Per occupare il mercato con il suo Kindle, Amazon vendeva i libri sottocosto a 9,99. Appena Steve Jobs ha annunciato il debutto di Apple nei libri, ha subito scompigliato le carte, con gli editori che si sono coalizzati per aumentare i prezzi. «Il mio libro "Priceless" è stato venduto su Amazon a 9,99, poi a 14,99 e oggi a 12,99» dice l'autore William Poundstone nel suo blog. «Voglio che sappiate che non è colpa mia».
La mano invisibile è visibilmente costretta entro i paletti piantati da Steve Jobs, che s'è guadagnato il titolo di «manager del decennio», anche per essersi inventato il primo mercato digitale per la vendita di musica, cinema, tivù, software e libri: un capolavoro imprenditoriale. Ma la mano collettiva dei consumatori, come dimostra «1000 Ultimate Experiences» che si dimezza di prezzo in due giorni, avrà sempre modo di dire la sua.

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